Ai microfoni di Radio CRC, Protom racconta Scuolab

Protom racconta Scuolab ai microfoni di Radio CRC

La sinergia tra mondo della scuola ed imprese innovative come punto di partenza per creare soluzioni didattiche che avvicinino gli studenti nativi digitali ad un nuovo modo di apprendere. Dai laboratori virtuali Scuolab ai percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro, Protom e l’ITI Righi di Napoli si confrontano ai microfoni di Radio CRC, con la con la giornalista Katia Vitale.

 

Ascolta la prima parte dell’intervista

Katia Vitale (KV): Siamo all’interno dell’Istituto Tecnico Industriale “Augusto Righi” di Fuorigrotta, a  Napoli, per parlare di un tema importante, quello della didattica innovativa. Un nuovo modo anche di interagire e rapportarsi ai giovani studenti e di fare insegnamento e di apprendere. Lo facciamo insieme ad Emanuele D’Auria, product manager di Protom e della professoressa Mariangela Grilli. Iniziamo subito cercando di capire l’azienda Protom, leader nei settori dell’ingegneria e della tecnologia, come ha dato vita al progetto Scuolab.

Emanuele D’Auria (ED):  Scuolab è un software utilizzato dalle istituzioni scolastiche italiane che riproduce fedelmente un laboratorio scientifico di fisica, di chimica, ma non solo. È basato sulle tecnologie della realtà virtuale, che permettono agli istituti scolastici di eliminare i costi di gestione, le difficoltà logistiche ed i problemi di un laboratorio vero. Ma è di più: permette di integrare l’esperienza laboratoriale reale ad un’esperienza virtuale, aprendo l’opportunità agli studenti di diventare, in totale sicurezza, protagonisti attivi dell’esperienza di apprendimento.

KV: Iniziamo subito cercando di capire l’azienda Protom, leader nei settori dell’ingegneria e della tecnologia, come ha dato vita al progetto Scuolab.

ED: Scuolab è un software utilizzato dalle istituzioni scolastiche italiane che riproduce fedelmente un laboratorio scientifico di fisica, di chimica, ma non solo. È basato sulle tecnologie della realtà virtuale, che permettono agli istituti scolastici di eliminare i costi di gestione, le difficoltà logistiche ed i problemi di un laboratorio vero. Ma è di più: permette di integrare l’esperienza laboratoriale reale ad un’esperienza virtuale, aprendo l’opportunità agli studenti di diventare in totale sicurezza protagonisti attivi dell’esperienza di apprendimento.

KV: Come è concepito il software? Come è stato sviluppato?

ED: L’interfaccia software è semplicissima. Sono presentate diverse esperienze, in questo casi di fisica, e ha solide basi teoriche in quanto i nostri tecnici informatici sono stati afficancati da esperti docenti, come la professoressa Grilli, nello sviluppare delle esperienze che replicano quello che avviene in un laboratorio reale. Questa collaborazione di valore ha permesso di allineare i contenuti delle nostre esperienze virtuali ai contenuti ministeriali.

KV: Alla base di tutto c’è tecnologia e innovazione: uno sviluppo orientato al futuro.

ED: Sì, le competenze base di Protom, che sta maturando e portando su scala nazionale.

KV: Come lo avete distribuito all’interno dei nostri istituti, non solo nella nostra regione, ma a livello italiano?

ED: L’approccio innovativo di Scuolab è stato riconosciuto anche dal MIUR, che lo ha premiato come strumento di innovativo per la didattica nell’ambito dell’attività Protocolli in Rete. Si tratta di un’attività nata proprio con l’obiettivo di diffondere e valorizzare bene e servizi in grado di introdurre innovazione all’interno delle scuole. Di recente abbiamo fatto un roadshow su scala nazionale, che ci ha permesso di interfacciarci con moltissimi docenti, molto interessati e coinvolti dal progetto. Da qui è nata una collaborazione, confluita nella creazione di un a community online, che ci permette di ascoltare idee e pareri su questa tipologia di strumenti. Noi cerchiamo sempre di più di ritagliare sulle loro esigenze didattiche uno strumento che sia efficace nell’esperienza con i ragazzi.

KV: È un linguaggio ideale per i nativi digitali. Questo spaventa anche, perché in futuro dove si arriverà?

ED: Non deve spaventare, ma deve portare una ventata di coraggio ed entusiasmo perché con questa tipologia di strumenti innovativi si va incontro agli schemi di apprendimento ed alle abitudini ed ai linguaggi dei nativi digitali.

KV: Lei ha detto che avete delle forti sinergie ed un forte confronto con le figure degli insegnanti. Avete certamente trovato degli insegnanti predisposti ad accettare questo tipo di nuova metodologia, ma ne avrete trovati anche alcuni più legati all’insegnamento tradizionale.

ED: Certo, non è stato facile. Siamo agli inizi e la didattica tradizionale resta fondamentale. Oggi noi stiamo cercando di aprire una strada con i docenti che si sentono più pronti ad affrontare questo tipo di innovazioni, aiutandoli a vedere piano piano quali sono gli effetti che si possono avere sui ragazzi. Se i docenti vedranno dei risultati in termini di apprendimento dei ragazzi, sicuramente questi strumenti saranno bene accetti.

KV: La Protom che ha sviluppato questo progetto, Scuolab, valutando e raccogliendo i riscontri di quanto già messo in campo, ha già dei progetti futuri sul tema scuola?

ED: Sì, siamo stati convinti dal riconoscimento del MIUR a sviluppare nuove tematiche. Abbiamo sviluppato un laboratorio per la programmazione di microcontrollori Arduino, in grado di gestire dei sistemi intelligenti, supportando i professori nel trasferimento dei concetti base dell’informatica e del coding e dando la possibilità agli studenti di confrontarsi con un’esperienza reale. Stiamo anche sviluppando un laboratorio per le scuole medie, un laboratorio di scienze che uscirà nel corso del prossimo anno. Questo approccio, fondato sul learining by doing, sull’imparare facendo, lo stiamo applicando non solo alle discipline scientifiche, ma lo declineremo anche sulle discipline umanistiche. Mi viene da pensare all’Inferno di Dante: una rappresentazione virtuale potrebbe catturare l’immaginazione dei ragazzi.

 

Ascolta la seconda parte dell’intervista

KV: Parliamo con una professoressa dell’Istituto, Mariangela Grilli, per capire come gli studenti hanno reagito all’arrivo di questa novità.

Prof. Mariangela Grilli (MG):  Quando viene proposto questo prodotto ai ragazzi di una classe rimangono affascinati perché messi davanti ad uno strumento per loro familiare, similare ai videogiochi. La differenza tra Scuolab ed altre simulazioni di esperimenti che si trovano sul Web, è la capacità di questo software di riprodurre le diverse fasi di un’esperienza di laboratorio. Inoltre è un suporto molto valido per gli insegnanti, perché la procedura laboratoriale deve seguire delle fasi ben precise, guidate. Nel laboratorio virtuale, se esse non vengono eseguite correttamente, non si procede nell’esercizio. Questo strumento può essere usato in un primo momento come illustrazione generale dell’esperienza all’intera classe, per cui contemporaneamente tutti gli studenti visualizzano le varie fasi ed i vari strumenti ed il docente può spiegare ogni singolo componente e passaggio in modo chiaro e preciso alla classe. Questo non potrebbe verificarsi in un laboratorio reale, lavorando in quel caso gli studenti in vari gruppi, tra i quali il docente dovrà dividersi ripetendo la spiegazione più volte.

KV: C’è una differenza nell’apprendimento con i metodi tradizionali e quello che utilizza strumenti digitali.

MG: I ragazzi trovano la grafica assolutamente innovativa e riescono a partecipare all’esecuzione dell’esperienza in modo più interessato e più coinvolgente. Inopltre questo strumento può essere usato anche per ogni singolo ragazzo, perché avendo a disposizione un congruo numero di PC, ogni studente può procedere con il lavoro individuale. In questo senso Scuolab può essere utilizzato sia come strumento di valutazione formativa, sia come strumento di valutazione sommativa, ovvero può essere eseguito come un compito finale di un’esperienza di laboratorio.

KV: Parlavamo di quanto sia importante la sinergia tra aziende come Protom, che elaborano questo tipo di soluzioni virtuali, e gli insegnanti. È evidente che ci sono insegnanti più predisposti al cambiamento, che possono supportare l’azienda con il loro contributo ed i loro consigli, ma ci sono anche figure formative che oppongono resistenza perché ancora legati ad una forma più tradizionale.

MG: In generale le nuove generazioni di insegnanti sono più predisposte ed abituate ad utilizzare queste tecnologie anche nella vita quotidiana. La didattica innovativa sfrutta le tecnologie digitali che normalmente utilizziamo in altri contesti.

 

Ascolta la terza parte dell’intervista

KV: Emanuele, in chiusura, quali sono gli sviluppi e le prospettive future?

ED:  Dal punto di vista architetturale, nel prossimo anno lo porteremo sul web, quindi non si tratterà più solo di un laboratorio virtuale per integrare i laboratori fisici a scuola, ma anche seguire i ragazzi su diversi device a casa. A scuola non sempre c’è tempo di fare esperienze laboratoriali per tutti i ragazzi. In questo modo gli insegnanti avranno uno strumento in più per seguirli anche online.

KV:  Professoressa Grilli, lei è una professoressa “innovativa”. Se si dovesse immaginare tra vent’anni con tutto questo sviluppo tecnologico, cosa immagina?

MG:  Ci sarebbero molte idee. La fisica è nella vita di tutti i giorni, anche se non immediatamente visibile. Allora mi piacerebbe immaginare degli scenari tratti dalla vita quotidiana, sovrapposti visivamente a  rappresentazioni di leggi della fisica.

 

Ascolta la quarta parte dell’intervista

KV: Siamo ora in compagnia della professoressa Rosa Vitolo, con la quale parliamo di progetti importanti che mettono in contatto gli studenti con le aziende, per far toccare loro con mano quello che li aspetta fuori dal mondo della scuola. Si tratta di progetti di Alternanza Scuola- Lavoro che assumono una rilevanza fondamentale, dato che, arrivati all’ultimo anno, gli studenti non sanno cosa c’è fuori dagli istituti scolastici.

Prof. Rosa Vitolo (RV): Con il piano “La Buona Scuola” sono partiti questi progetti di Alternanza Scuola Lavoro che, inizialmente, prevedevano che nell’arco del triennio i ragazzi dovessero coprire un totale di 400 ore, distribuite nei tre anni di corso. Di recente l’alternanza è stata rimodulata, con percorsi di 150 ore. Noi grazie a questa grande opportunità, riusciamo a far vivere ai ragazzi delle esperienze reali nel mondo del lavoro, non solo: riusciamo anche a creare delle opportunità in termini di sbocchi occupazionali. Nel corso degli anni abbiamo fatto partire diversi progetti di Alternanza, anche grazie ad un rapporto consolidato con la Protom, in particolare. Abbiamo fatto vivere ai nostri studenti esperienze che vanno dalla realtà Virtuale ed Aumentata, permettendo ai ragazzi di realizzare videogiochi, progetti, di imparare a lavorare in team, cosa molto importante, con una divisione di ruoli: chi si interessa degli aspetti grafici, chi della programmazione, chi della predisposizione dei server.

KV: Lei ha testimonianze di studenti che, entrati in azienda con percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro, sono poi rimasti dopo il percorso di studi? Ci sono stati invece studenti che lo anno vissuto solo in maniera superficiale?

RV: Le posso raccontare di ragazzi che, a valle dei percorsi di Alternanza, grazie alla presenza in Azienda hanno avuto visibilità e sono stati “opzionati”. In questo modo hanno avuto poi la possibilità di faer un colloquio tecnico e motivazionale e di essere collocati all’interno dell’azienda, quindi di trovare un lavoro.

KV: Quindi è come anticipare lo stage che, tradizionalmente, viene fatto alla fine del percorso universitario, mettendo veramente in contatto studenti e imprese.

RV: Io credo molto nella sinergia tra scuola e aziende. Non solo i ragazzi grazie a questi progetti, hanno vissuto delle esperienze formative significative, ma il fatto di sapere che c’è una ricaduta occupazionale è per noi molto gratificante.

KV: E da una notizia gratificante, passiamo ad una che lo è molto meno. Recenti dossier raccontano che gli studenti del Sud non sanno più leggere e neanche contare. Un dato shock, secondo cui solo il 15% dei quindicenni è in grado di comprendere e valutare un testo ed un divario tra l’Italia e gli altri Paesi, ma anche un divario che continua ad esistere tra i ragazzi del Nord Italia e quelli del Sud. Una sua considerazione su questo punto.

RV: Sono dati che fanno riflettere, il gap è notevole. Quello che noi notiamo è che, al di là dell’interesse dei ragazzi verso la tecnologia ed il mondo digitale, c’è bisogno da parte dei docenti delle scuole secondarie di uno sforzo notevole, perché molte volte gli studenti arrivano con delle carenze nelle discipline di base notevoli.

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